acqua e strade di montagna

Interessante articolo (di Michele Comi) che forse c’entra qualcosa anche con l’acqua.

 

Domenica 11 giugno di rientro da una passeggiata solitaria serale lungo i sentieri che sovrastano Chiesa, ho fotografato, da semplice cittadino, quell’opera insulsa e sovradimensionata rispetto a qualsiasi necessità agricola, che sta cancellando il sentiero che conduce al maggengo del Pirlo, un magnifico tracciato pedonale risultato del tempo e delle leggi della natura.

Ho visto una ferita nella montagna larga sei metri, tale da sollevare il dubbio che possa celare finalità non dichiarabili.

Ho documentato lo sprezzo dimostrato per la singolarità espressa dal nostro territorio che si aggiunge all’inesauribile e sistematica distruzione delle nostre preziose attrattive turistiche e del bene comune, a vantaggio di pochi.

Dopo la mia segnalazione, ho appreso che il cantiere è stato sequestrato dalle autorità competenti, segno inequivocabile che le perplessità espresse avevano un fondamento oggettivo.

Ai sostenitori ad oltranza delle fantomatiche strade ad uso agricolo, al lamento delle maestranze a cui è stato spento l’escavatore, ricordo che è lecito sostenere l’utilità delle strade e il diritto al lavoro, a patto che rispettino le regole, le prescrizioni progettuali e i riferimenti di legge in materia.

Ai fanatici delle rotabili d’alta quota per finalità manutentive ricordo che l’equazione strada = cura del bosco e manutenzione del territorio è quanto meno superficiale se non totalmente errata: esistono infatti innumerevoli esempi di luoghi raggiunti da strade agricole, comunali, provinciali e statali ove il degrado e l’avanzata dell’incolto è continua e sotto gli occhi di tutti (pur con magnifiche strade di servizio).

Agli indignati suggeritori di percorsi alternativi, chiedo dov’erano quando era il tempo di vigilare sull’inizio dei lavori.

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