Il Lago di Novate e l’ex-Falck

La dismissione dell’acciaieria Falck ha lasciato un’area abbandonata in un contesto territoriale sul bordo dell’abitato di Novate Mezzola e nelle strette vicinanze del Lago di Mezzola. Si tratta di un enorme piazzale ora quasi totalmente ricoperto da un manto d’asfalto, corrispondente alla quota dei binari della ferrovia, della quale l’industria si serviva come mezzo di trasporto principale per i suoi prodotti.  Nell’area ex-Falck si intende realizzare quello che è stato definito “Parco Minerario Sanfedelino” organizzando nuovi volumi a partire dallo “scheletro” in ferro e sviluppando al suo intorno i vani/contenitori degli inerti, l’impianto di smistamento degli inerti stessi, la produzione degli elementi di prefabbricazione (conci in c.a. prefabbricati). L’attuale proposta prevede il recupero dello scalo merci ferroviario, ma al servizio di un’attività industriale : il progetto è strettamente  legato all’attività di estrazione del sanfedelino.

Il PGT del comune di Novate, approvato nel 2011, aveva già preso in esame le criticità relative all’area ex-Falck, per la quale aveva escluso la destinazione ad uso di insediamenti produttivi artigianali e industriali, la lavorazione di inerti e il trattamento di rifiuti, nonché l’attività agricola, mentre aveva previsto lo scalo merci ferroviario e lo smistamento delle merci in transito, come anche l’attività turistico-ricettiva e attrezzature per il tempo libero.

Se l’attuale destinazione urbanistica prevista dagli strumenti vigenti non consente l’attuazione del progetto industriale così come formulato, attualmente si è in una fase in cui è stata attivata una procedura di Accordo di Programma che dovrà concludersi in una Variante Urbanistica relativamente all’area ex Falck di PGT e di PTCP

(Estratto dal documento di Scoping riguardante la sola problematica legata all’area ex-Falk di Novate Mezzola)

 

Bisogna fare molta attenzione a quanto scritto sopra per capire se il progetto industriale di Novate Mineraria sia “strettamente” o “indissolubilmente” legato all’utilizzo dell’area ex-Falk. Se il progetto non potrà fare a meno dell’utilizzo dell’area contaminata allora, prima di poterla utilizzare, servirà innanzitutto una messa in sicurezza certificata e poi una bonifica. Interessano in modo prioritario due cose: il buono stato delle acque e la salute della popolazione. Per questo ritengo utile scindere la questione in due aspetti problematici differenti, uno dei quali riguarda la bonifica dell’area Ex-Falck e l’altro le attività estrattive, da affrontare a mio parere in modo separato (checché ne dicano gli esperti e i burocrati). Anche se questo metodo potrà ritardare l’attuazione del progetto industriale, contro il quale non ho nulla da eccepire, se svolto a norma di legge e nel rispetto della salute umana.

Il Lago di Mezzola è classificato come non buono in base allo stato chimico. Lo stato chimico appare influenzato dalla presenza di picchi anomali di concentrazione di cromo totale nelle acque, registrati nel 2012. Non viene inoltre rispettato lo standard di qualità per il nichel, in termini di valore medio annuo. Nel comune di Novate Mezzola non si trova alcuna stazione di monitoraggio. Ascoltando la registrazione della prima seduta introduttiva di illustrazione della proposta di Accordo si possono sentire queste parole in risposta ad alcuni interrogativi della associazione Legambiente:

“ Io volevo chiarire alcune cose riguardo al lago di Mezzola e alla concentrazione di metalli….è evidente che se io ho una acciaieria contaminerò con metalli; se io ho una lavorazione di materiale inerte non è lo stesso tipo di inquinamento che mi posso aspettare. L’intervento della Regione (nell’ area ex-Falck ) è stato cautelativo per quanto riguardava la possibilità che le acque di pioggia dilavassero verso il sottosuolo il contenuto del terreno. Per altri versi è stato un intervento molto limitativo per quanto riguarda ad esempio il monitoraggio, perché la copertura ha evidentemente impedito di controllare che cosa succedeva nel terreno sottostante. E, d’altro canto, ci sono delle questioni naturali contro le quali possiamo fare pochino, anzi nulla, che sono quelle legate al fatto che siamo in una zona in cui l’escursione della falda esiste, è inutile nasconderci dietro a questo. E allora che cosa succede: che i metalli che possiamo trovare nel lago possono provenire da lì, ma possono anche provenire da altrove…. Adesso le analisi fatte sui pozzi nell’ultimo anno e mezzo non hanno mai evidenziato il superamento dei limiti per cui la certificazione che non è mai stata chiesta adesso la stanno chiedendo…. La situazione per quanto riguarda la falda adesso sembra assolutamente compatibile, la situazione del lago può darsi dipenda anche da altri fattori di inquinamento circostanti. La stazione di monitoraggio è davanti a Verceia: certamente (l’inquinamento in quel punto) è qualche cosa che non avrà nulla a che vedere con quello che si andrà a proporre perché la tipologia di lavorazione è diversa e comunque lo schema impiantistico prevede che scarichi non ce ne siano…. Per quanto riguarda poi il “piano di caratterizzazione” in realtà ci sarà un monitoraggio che ha dato i suoi frutti, che è stato concordato con la Regione e con la Provincia e che adesso sembra essere giunto, diciamo così, all’epilogo, perché i parametri stabiliti dal piano di bonifica, di messa in sicurezza, chiamiamola col suo nome, sembrano essere stati raggiunti.”

Considerazioni:

Penso siano tutti d’accordo sul fatto che la lavorazione di inerti non produrrà rifiuti tossici, ma è l’area sulla quale si intende avviare l’attività produttiva che è da anni contaminata, e non è mai stata  bonificata. Sulla differenza tra “messa in sicurezza” e “bonifica” ho notato con piacere che anche la relatrice conferma che vi sia una sostanziale differenza. Sull’inquinamento del lago di Novate, un modo semplice per conoscere meglio la causa dell’inquinamento pregresso, sarebbe fare un punto di monitoraggio delle acque superficiali non a Verceia ma a Novate Mezzola, ad esempio nel canale di Riva o nel pozzo di Riva. Non dobbiamo scordare che esiste ancora la discarica degli scarti di lavorazione della Falk, che dall’inizio della produzione e sino al 1989 (circa25 anni) non era “isolata” dal terreno. Qui potete leggere  o scaricare un’ estratto di una tesi di laurea del 2002 nella quale ci sono alcune informazioni utili per meglio capire le mie considerazioni.

QUI TROVATE IL SITO CON LA VAS

 

Ritornerò sull’argomento.

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