Cos’è la funzionalità fluviale?

La legislazione sulla tutela delle acque dall’inquinamento è stata praticamente inesistente per decenni: parallelamente al compiersi di grossi disastri ambientali le cui profonde ferite non sono ancora rimarginate. In realtà un piano di risanamento delle acque non può prescindere dall’esigenza di conservare o ripristinare la qualità ecosistemica degli ambienti fluviali.

Che senso ha investire miliardi nella depurazione degli scarichi e nel contempo distruggere la naturalità degli ecosistemi fluviali attraverso una serie interminabile di interventi di prelievo idrico e di artificializzazione? Se il quadro normativo italiano fosse stato passivamente applicato i tecnici avrebbero potuto prelevare una bottiglia di acqua da un fiume disastrato, analizzarla in laboratorio e, magari, certificarne contro ogni evidenza l’ottimo stato di salute.

Da qui l’evidenza che i metodi chimici e batteriologici, che restano un pilastro del controllo dell’inquinamento dei corsi d’acqua, devono essere affiancati da altri metodi in grado di rilevare quelle tipologie di deterioramento degli ambienti fluviali che, anche se non compromettono la qualità dell’acqua, esercitano un impatto spesso ancor più devastante.

Un primo momento di rottura con questo tipo di approccio si è avuto in seguito all’utilizzo in Italia dell’Indice Biotico Esteso, la cui applicazione non è più limitata alla componente acqua, ma comprende anche ad esempio il regime idraulico, la diversità ambientale, la vegetazione acquatica. Si presta maggiore attenzione alle relazioni tra il corso d’acqua e il territorio : dall’esame della sola  acqua si passa a considerare l’intero ambito fluviale.

Nel frattempo lo “sviluppo sostenibile” diventa un obiettivo centrale dell’Unione Europea e anche  in Italia si sviluppa una normativa che parla di deflusso minimo vitale, di rinaturazione dei corsi d’acqua, di conservazione della biodiversità. L’acquisizione di conoscenze sullo stato dell’ambiente ha lo scopo di individuare  politiche opportune per conseguire concreti risultati di miglioramento ambientale.

L’ Indice della Funzionalità Fluviale (IFF) rappresenta infine un metodo che non si limita a dare valutazioni sintetiche sulla funzionalità fluviale e preziose informazioni sulle cause del suo deterioramento, ma fornisce anche indicazioni precise per orientare gli interventi di riqualificazione e stimarne preventivamente l’efficacia.

L’applicazione non richiede strumenti sofisticati, ma non per questo deve essere sottovalutato: è tutt’altro che un banale questionario compilabile da chiunque, ma  una guida ad una vera e propria indagine ecologica, nella quale la competenza degli operatori è un requisito irrinunciabile.

Per approfondimenti: www.provincia.so.it

Esempi di applicazione su alcuni corsi d’acqua:


ADDA

MERA

MALLERO

LIVRIO

POSCHIAVINO

LIRO

CERVIO

MADRASCO

SPOOL

 

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