Agli amici della Valmalenco

Agli amici della Valmalenco, Valtellina, Valchiavenna, ma soprattutto della montagna, Potete condividere? Grazie, occorre vigilare, è un bene troppo prezioso. A proposito di centraline idroelettriche Non mi sarei mai interessata di centraline idroelettriche, anzi non sapevo nemmeno che esistessero, se qualche anno fa, a Chiesa in Valmalenco, in provincia di Sondrio, dove ho una casetta, non fossimo rimasti senz’acqua proprio la sera dell’ultimo dell’anno e il giorno dopo. Chiesi spiegazioni in municipio, ma non ne ottenni, mi dissero che c’era siccità, faceva freddo, ed altre scempiaggini del genere. Poi, si sa, vox populi, vox dei, cominciai a sentire voci su questa fantomatica centralina che “rubava” la nostra acqua potabile.
Da allora, e sono passati almeno sei o sette anni, il problema ritorna ciclicamente. Il cittadino comune, soprattutto se non risiede regolarmente in zona, si sente impotente di fronte a questi fatti. Pensa, spera, che ci siano persone, funzionari, tecnici, delegati a queste mansioni, come faceva mio padre, ingegnere della provincia di Sondrio, e prima ancora, mio nonno, Corrado Balzani, ingegnere del genio civile, con serietà e dedizione.
Pare non sia più così, e le cronache quotidiane purtroppo lo dimostrano.
Ma torniamo alle nostre centraline. Sembra che ci sia stata una moratoria, quindi per un paio d’anni non se ne è più parlato, ma la moratoria, come le quarantene, è decaduta, e le centraline stanno crescendo come i funghi dopo la pioggia. C’è una legge che le disciplina, ma, come per tutte le leggi, occorre guardarne lo spirito più che la lettera, e, si sa, le leggi sono scritte in modo tale che richiedono un’interpretazione…
Ne stanno costruendo una che sfrutterà le acque del torrente Secchione, proprio sopra casa nostra. Fa impressione vedere lo scavo per la posa della condotta, in una zona di per sé franosa. Qualsiasi scavo, su un terreno così, in verticale, è un rischio, è come una ferita che dovrà cicatrizzarsi, più o meno bene, più o meno in fretta, ma sempre ferita è.
Questo è un caso esemplare,, che vedo da vicino, ma quante altre centraline ci sono nelle Alpi? Sono tutte costruite secondo i giusti criteri di protezione ambientale? Non so.
Mi sono iscritta a facebook proprio seguire meglio questo problema. Ho condiviso, cliccato mi piace ogni volta che potevo, ma, naturalmente, nessun risultato. Gli “ambientalisti” sono mal visti, criticati, considerati eccentrici dalla maggior parte dei cittadini comuni, ridicolizzati.
Ora io capisco la sete di energia rinnovabile e pulita – visto che si parla di sfruttamento delle acque il termine è più che mai appropriato – ma il gioco deve valere la candela. E non parlo solo di soldi, qui la posta è un delicatissimo equilibrio idrogeologico. Sono abbastanza vecchia per essere stata testimone impotente di alluvioni, frane, valanghe, con ciclica ripetitività, e aver visto troppi versare lacrime di coccodrillo e implorare lo stato di emergenza.
Vale sempre il vecchio adagio: meglio prevenire che reprimere. Non è solo un discorso affettivo il mio, o rifiuto della modernità e del progresso, no, è un timore pratico. Non ho nessuna fiducia in un consiglio provinciale che dà il permesso di procedere con gli scavi per una derivazione del torrente Mallero nonostante i pareri negativi di noti geologi in merito. Non ho nessuna fiducia di chi fa un’opera così invasiva su suolo ed acque pubbliche solo per interesse privato. Chi beneficerà dell’energia prodotta? Non ho nessuna fiducia di un’amministrazione comunale di un luogo turistico che non riesce a capire che l’ambiente sia la sua maggiore ricchezza, e come tale va tutelato e valorizzato.
In un altro comune della Valmalenco, Torre Santa Maria, amministrazione e popolazione hanno respinto le domande di costruzione di centraline idroelettriche. Il motivo? C’è una situazione idrogeologica delicatissima, il rischio di frane è altissimo e la popolazione ne è consapevole. Eppure qualcuno aveva sperato di poter fare una centralina anche lì!
La montagna non ha fretta. Prima o poi si vendica. Chi si ricorda dell’alluvione del 1987? O di quelle precedenti? O delle varie frane che incombono in vari siti? E’ possibile che questo maledetto dio denaro l’abbia sempre vinta su tutto e tutti? Esistono ancora uomini di buona volontà, onesti e scrupolosi, nelle amministrazioni della cosa pubblica?
So che queste parole serviranno a ben poco, una lacrima in più in un oceano, ma è l’unica cosa che posso fare, in questo momento.

Cristina Cattaneo Guicciardi
5 giugno 2014

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