Piano di Tutela delle Acque: atto di indirizzo

Ricevo e volentieri pubblico una approfondita e condivisibile analisi a cura di Claudio Prandini.

Analisi del documento PDA n° 0030:
ATTO DI INDIRIZZI PER LA POLITICA DI USO E TUTELA DELLE ACQUE DELLA REGIONE LOMBARDIA – LINEE STRATEGICHE PER UN UTILIZZO RAZIONALE, CONSAPEVOLE E SOSTENIBILE DELLA RISORSA IDRICA

Il documento in questione risulta essere una “linea guida” per la futura e imminente stesura del Piano di Tutela delle Acque della Regione Lombardia, il quale, fra le altre cose, deve recepire quanto previsto dalla Direttiva 2000/60/CE, che

“ha l’obiettivo di istituire in Europa un quadro per la protezione delle acque al fine di ridurre l’inquinamento, impedire un ulteriore deterioramento e migliorare l’ambiente acquatico, promuovere un utilizzo idrico sostenibile e contribuire a mitigare gli effetti delle inondazioni e della siccità. L’obiettivo primario è il raggiungimento, entro il 2015, del buono stato delle acque superficiali e sotterranee. Il Piano di Gestione distrettuale è lo strumento conoscitivo, strategico e programmatorio attraverso il quale gli Stati pianificano il raggiungimento dell’obiettivo”  (pag 3 punto 2.1).

Sin dalle prime pagine si prende atto che le misure in essere fino ad ora sono state insufficienti e/o inefficienti al fine di impedire il degrado del sistema idrografico lombardo, sia dal punto di vista quantitativo che qualitativo: degrado evidenziato anche dalla Commissione Europea in più documenti e procedure di infrazione attivate.

Al fine di semplificare  la lettura riporto solo le parti del testo che ritengo salienti:

( pag 18)
  LE CRITICITÀ RISCONTRATE

…. Dal monitoraggio ambientale effettuato emerge ancora una forte situazione di degrado delle acque per quasi metà dei corpi idrici superficiali e per la quasi totalità di quelli sotterrane…
…. Intenso sfruttamento delle risorse idriche, con fenomeni di squilibrio nella disponibilità e impatti negativi sui corsi d’acqua e localmente sulle falde sotterranee….
..Diffuso e rilevante grado di alterazione idromorfologica dei corpi idrici,conseguente alle opere di trasformazione del territorio (per la regimazione delle acque e la difesa del suolo, l’infrastrutturazione per la mobilità, l’espansione delle aree urbanizzate o destinate ad uso agricolo).

(pag 19)
GLI OBIETTIVI STRATEGICI

…. promuovere l’uso razionale e sostenibile delle risorse idriche, con priorità per quelle potabili..
…recuperare e salvaguardare le caratteristiche ambientali degli ambienti acquatici e delle fasce di pertinenza dei corpi idrici;
…promuovere l’aumento della fruibilità degli ambienti acquatici nonché l’attuazione diprogetti e buone pratiche gestionali rivolte al ripristino o al mantenimento dei servizi
ecosistemici dei corpi idrici.
…ripristinare e salvaguardare un buono stato idromorfologico dei corpi idrici, contemperando la salvaguardia e il ripristino della loro qualità con la prevenzione deidissesti idrogeologici e delle alluvioni…
… Raggiungimento e mantenimento dell’equilibrio del bilancio idrico per le acque superficiali e sotterranee, identificando in particolare le aree sovra sfruttate.
… Aumento dell’efficacia delle attività di controllo e monitoraggio, anche mettendo a rete tutti i soggetti che a diverso titolo sono tenuti o sono disponibili a svolgere attività
di sorveglianza.
… Mantenimento di un deflusso minimo vitale nei corsi d’acqua superficiali, che garantiscano il mantenimento delle condizioni di funzionalità e di qualità degli ecosistemi interessati, in coerenza con gli indirizzi europei sul mantenimento del flusso ecologico.
…Attuazione di un pieno recupero dei costi ambientali e dei costi relativi alla risorsa idrica, secondo il principio “chi inquina paga”, mediante l’applicazione di politiche dei prezzi dell’acqua che ne incentivino un uso efficiente e tenendo conto delle conseguenti ripercussioni sociali, ambientali ed economiche.

( pag 21)
Monitoraggio qualitativo e quantitativo

….Sulla base delle esperienze maturate nell’ultimo sessennio, per adeguare il monitoraggio alle esigenze di una migliore conoscenza dello stato delle acque e agli obiettivi ambientali fissati, il Programma stabilisce, in accordo con l’Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente:
…..criteri, modalità e tempi per l’ottimizzazione dello stesso, evidenziando le opportuneazioni per eliminare le carenze riscontrate…
…..modalità per la pubblicazione e la messa a disposizione dei dati raccolti…

Aree protette

…Al fine di assicurare la protezione del patrimonio idrico, anche se non ancora utilizzate per il consumo umano, il Programma individua le aree di protezione delle acque sotterranee, di cui all’art. 94, comma 8 del d.lgs. 152/06….
…Il Programma individua le aree designate per la protezione degli habitat e delle specie, nelle quali è importante mantenere o migliorare lo stato delle acque e rispetto alle quali dovrà essere valutata per i corpi idrici ad esse interrelati l’utilità di obiettivi di qualità più stringenti, al fine di contribuire al raggiungimento degli obiettivi previsti dalle direttive 92/43/CEE e79/409/CEE. Individua inoltre, in coordinamento con gli strumenti normativi e di pianificazione regionali in materia di aree naturali protette, le idonee modalità affinché gli strumenti di pianificazione per la gestione di tali aree siano integrati con gli obiettivi e le misure di tutela pertinenti. Ai fini della designazione delle aree, il Programma considera i parchi naturali nazionali e regionali, i siti appartenenti alla rete Natura 2000 istituiti a norma della direttiva 92/43/CEE e della direttiva 79/409/CEE, le riserve naturali statali e regionali e le zone umide individuate in attuazione della convenzione di Ramsar.

( pag 25)
  Obiettivi di qualità da perseguire

Il Programma indica gli obiettivi di qualità da perseguire per ciascun corpo idrico, definiti tenendo conto di:
• obiettivi strategici della Regione;
• obiettivi previsti in linea generale dalla Direttiva 2000/60 CE e dalla parte III del d.lgs.152/2006;
• ulteriori obiettivi definiti dal Piano di Gestione del distretto idrografico del fiume Po.
Per i corpi idrici per i quali, al momento dell’adozione del presente Atto, non sono conseguiti gli obiettivi generali previsti dalla direttiva 2000/60 CE, come articolati nel Piano di gestione distretto idrografico del Po del 2010, il Programma articola i tempi di raggiungimento rispetto alle scadenze del 2021 e 2027, in funzione dello stato ambientale attuale, delle risultanze dell’analisi delle pressioni nonché delle valutazioni di fattibilità tecnica, economica ed ambientale del raggiungimento e mantenimento degli obiettivi medesimi.

(pag 26 )
Misure di tutela e recupero delle condizioni di naturalità dei corpi idrici

…l ripristino della continuità longitudinale dei corsi d’acqua, mediante la rimozione degli impedimenti alla migrazione della fauna ittica e la realizzazione di apposite scale di risalita.
Il Programma prevede inoltre le necessarie misure vincolanti affinché sia salvaguardato il mantenimento della qualità ambientale di corpi idrici di particolare pregio e interesse, quali i corpi idrici di riferimento della rete di monitoraggio ARPA e i corpi idrici in stato ecologico elevato…
…Al fine di perseguire il buono stato ambientale rispetto alla componente fauna ittica il Programma individua, anche in accordo con il Programma Regionale della Pesca e
dell’Acquacoltura, le opportune misure per la tutela del patrimonio ittico in un’ottica di sostenibilità, promuovendo Interventi finalizzati al miglioramento ecologico, al recupero
funzionale, al sostegno dei popolamenti ittici autoctoni..

Misure per la tutela quantitativa

…..L’art. 95 del d.lgs. 152/06 prevede che la tutela quantitativa della risorsa concorre al raggiungimento degli obiettivi di qualità attraverso una pianificazione delle utilizzazioni delle acque volta ad evitare ripercussioni sulla qualità delle stesse e a consentire un consumo idrico sostenibile…
Deflusso minimo vitale e flusso ecologico
Il mantenimento del deflusso minimo vitale (DMV), inteso come il deflusso che in un corso d’acqua naturale deve essere presente a valle delle captazioni idriche al fine di mantenere vitali le condizioni di funzionalità e di qualità degli ecosistemi interessati, è una delle misure chiavi per la tutela quantitativa delle acque superficiali. In Regione Lombardia, coerentemente con gli indirizzi a livello di distretto idrografico del fiume Po, il valore di DMV da rilasciare presso ogni derivazione superficiale è stato indicato in una “componente idrologica”, il cui valore è stato fissato per tutti i corsi d’acqua al 10% della portata media naturale annua alla sezione di derivazione, a cui possono eventualmente applicarsi dei “fattori correttivi” che tengono in considerazione aspetti quali la morfologia, le dinamiche di interscambio fiume-falda, la presenza di aree protette o altre esigenze di tipo naturalistico, le esigenze di fruizione, la diluizione dei carichi inquinanti, la modulazione delle portate nei diversi periodi dell’anno e la continuità idraulica. Già a partire dal 31 dicembre 2008 tutte le derivazioni sono soggette all’obbligo del rilascio della componente idrologica mentre è previsto che l’applicazione dei fattori correttivi avvenga a partire dal 2016. Per meglio coniugare le esigenze di tutela ambientale con gli utilizzi in essere della risorsa idrica, Regione Lombardia già dal 2008 ha promosso lo svolgimento di sperimentazioni, volte a definire valori di portata sito-specifici per tratti di corso d’acqua e per periodi dell’anno alternativi rispetto alla norma generale vigente. Il Programma definisce le regole di applicazione dei fattori correttivi, al fine di garantire la
sostenibilità ambientale degli usi e il soddisfacimento dei servizi ecosistemici erogati dai corsi d’acqua. Il Programma altresì valuta l’aggiornamento della disciplina del DMV, anche alla luce della definizione del flusso ecologico, riportata nei documenti europei di riferimento. Il programma individua inoltre misure di tutela dei bacini montani, indicando soglie di portata non derivabili. Attingimenti temporanei La compresenza di numerosi attingimenti lungo un corso d’acqua caratterizzati da una discontinuità nei prelievi rende di difficile valutazione, sia in fase di rilascio dei permessi che in fase di monitoraggio e controllo, gli effetti derivanti da questa pratica di utilizzo delle acque, soprattutto in termini di impatto cumulato lungo il corso d’acqua.

Osservazioni

Il documento in sè, essendo una linea guida, non è molto commentabile poiché si prefigge dei criteri sui quali redigere il PTA. Bisognerà quindi  prendere visione del PTA per poterlo  eventualmente contestare . Spesso però  le linee guida contengono finalità positive che  non trovano poi riscontro negli atti redatti successivamente.

Ci sono però comunque alcuni punti che lasciano perplessi.

A pag 3 vi è scritto:

...ha l’obiettivo di istituire in Europa un quadro per la protezione delle acque al fine di ridurre l’inquinamento, impedire un ulteriore deterioramento e migliorare l’ambiente acquatico, promuovere un utilizzo idrico sostenibile e contribuire a mitigare gli effetti delle inondazioni e della siccità. L’obiettivo primario è il raggiungimento entro il 2015, del buono stato delle acque superficiali e sotterranee e il Piano di Gestione distrettuale è lo strumento conoscitivo, strategico e programmatorio attraverso cui gli Stati pianificano il raggiungimento dell’obiettivo.”

mentre  a pag  25  (Obiettivi di qualità da perseguire) si legge

….Per i corpi idrici per i quali, al momento dell’adozione del presente Atto, non sono conseguiti gli obiettivi generali previsti dalla direttiva 2000/60 CE, come articolati nel Piano di gestione distretto idrografico del Po del 2010, il Programma articola i tempi di raggiungimento rispetto alle scadenze del 2021 e 2027, in funzione dello stato ambientale attuale, delle risultanze dell’analisi delle pressioni nonché delle valutazioni di fattibilità tecnica, economica ed ambientale del raggiungimento e mantenimento degli obiettivi medesimi.

Gli impianti già in essere, come si evince da quanto riportato nel testo del documento e che vi ho riportato sopra, avevano già l’obbligo di integrare la quota del DMV in base a “fattori correttivi” che tengano in considerazione aspetti quali la morfologia, le dinamiche di interscambio fiume-falda, la presenza di aree protette o altre esigenze di tipo naturalistico, le esigenze di fruizione, la diluizione dei carichi inquinanti, la modulazione delle portate nei diversi periodi dell’anno e la continuità idraulica, in modo da ottenere i traguardi previsti dalla Direttiva 2000/60/CE ( ci sono già delle procedure di infrazione in atto a carico dell’Italia).

Questo ulteriore rinvio della tempistica prevista non è congruo e giustificabile: ritengo invece doveroso ed opportuno che laddove non si sia palesemente raggiunto il risultato previsto sia d’obbligo applicatore l’art. 38 Del Regolamento Regionale 28 marzo 2006 , che prevede testualmente:

“ La concessione può essere oggetto di revoca anche parziale da parte dell’autorità concedente, in qualunque momento, qualora venga accertata la sopravvenuta incompatibilità della concessione con gli obiettivi di qualità e di valorizzazione del corpo idrico interessato.
…. La revoca non dà luogo a corresponsione di indennizzo, fatta salva la riduzione del canone di concessione in caso di revoca parziale”.

(n.d.r. in riferimento a ciò leggere anche l’articolo precedente dal titolo “Quanto vale una sola parola”)

Sempre nel documento a pag 7  al capitolo “”PRODUZIONE DI ENERGIA” si evince testualmente :

“In Lombardia sono attivi circa 430 impianti idroelettrici (tra grandi e piccole derivazioni) che erogano una potenza efficiente lorda di 6.038,5 MW: rispettivamente in numero circa il 7% degli impianti italiani, il 25% della potenza installata, il 23,6% della producibilità media annua.”

In un documento ufficiale del GSE (rapporto statistico 2013), si legge che gli impianti nel 2013 sono invece già 462. Impressionante è anche il numero di istanze di concessione che risultano essere, agli atti a inizio 2014, secondo il CIRF in questo documento un numero quasi uguale a quelle già censite.

Siamo quasi nel 2016 e non ci è dato sapere quante ne sono state approvate da allora, ma certamente sono un numero considerevole. Si tenga conto inoltre che un medesimo impianto prevede spesso  più captazioni  nel medesimo alveo o addirittura più captazioni  su più alvei. Che in Regione Lombardia non siano aggiornati della situazione e non sappiano nemmeno della portata del disastro già compiuto da parte dei concessionari di impianti idroelettrici, a discapito dell’ambiente?

Prandini Claudio

Print Friendly, PDF & Email