acqua e lavoro

Riassumo un articolo di Valter Rossi, letto in occasione della serata di Chiavenna dell’ 11 febbraio 2015 , che potete trovare qui nella versione integrale.

Cosa significa occupazione in provincia, quando si parla di acqua? Significa anche industria: industria delle acque minerali, con l’auspicio che la crisi della Frisia possa trovare una soluzione di continuità a breve. Significa anche  la multinazionale Nestlè che nello stabilimento di Cepina (la LEVISSIMA per intenderci) è in grado di imbottigliare annualmente un miliardo di litri d’acqua minerale, dove se da un lato offre ancora discreti margini occupazionali, dall’altro beneficia di canoni di concessione decisamente agevolati, generando tra l’altro impatti negativi sulla rete viabilistica, che inutile ricordarlo è tra le più obsolete e pericolose d’Italia . Altro aspetto occupazionale non trascurabile legato all’acqua è rappresentato dal polo farmaceutico di eccellenza insediato nel Tiranese, con il gruppo Americano BAXTER che, con la produzione di variegate soluzioni fisiologiche e le relative strumentazioni accessorie per la loro somministrazione, offre lavoro ad oltre 800 persone tra assunzioni dirette e l’indotto che è riuscita a generare. L’industria forse più importante, della lavorazione dell’acqua, ma solo da un punto di vista della ricchezza economica prodotta, non certo occupazionale, è però quella rappresentata dal settore Idroelettrico. Per oltre un secolo è stato un importantissimo polmone occupazionale per una valle alpina, la nostra, la cui economia fino ai primi del ‘900 era pressoché totalmente agricola. I lavori di costruzione degli impianti idroelettrici, tutti concentrati nel corso del 900, hanno dato lavoro a decine di migliaia di Valtellinesi e sono numerose le pubblicazioni a testimonianza di ciò. Dopo le opere edili, si è passati alla gestione di tutte le attività collegate alla produzione idroelettrica. L’occupazione derivata da queste attività, è stata fino ai primi anni 90, una occupazione quantitativamente significativa, in quanto vi era tra le grosse aziende produttrici, Enel, AEM, Edison ed Edipower, ed il territorio sfruttato, un tacito accordo che prevedeva una forte compensazione proprio in termini di occupazione. Nel 1990 erano ancora quasi 1500 gli addetti in provincia. Oggi di fatto abbiamo un organico complessivo sulla produzione idroelettrica che è di circa 450 unità. Il settore elettrico in provincia vede un centinaio di addetti impegnati anche sulla distribuzione e controllo delle reti (Enel Distribuzione e Terna) oltre che circa 150 addetti nelle Aziende locali quali AEVV Sondrio, Sem Morbegno e Siec Chiavenna. Certo alcuni lavori non sono stati completamente abbandonati, ma semplicemente esternalizzati, spesso con forme contrattuali decisamente meno tutelanti per gli occupati. Il presidio del territorio era quasi totalmente umano, la tecnologia non aveva ancora modificato i sistemi di monitoraggio con controllo a distanza che sicuramente hanno contribuito a giustificare anche agli occhi degli organi competenti quali ad esempio il Servizio Nazionale Dighe le continue richieste di spresidio di tutta una serie di attività di controllo. Non è un segreto che da tempo sia Enel che Edison che A2A stiano puntando allo spresidio presocché totale delle dighe sostituendo il capitale umano con sistemi di monitoraggio a distanza. Quali possono essere nuove opportunità lo sappiamo, serve la volontà di queste aziende di spostare sul nostro territorio attività di ricerca, sviluppo progettazione, oltre che, tutte quelle attività collegate al controllo a distanza. Creare poli di eccellenza sulle energie, anche con occupazione di qualità. Per il momento A2A ha portato in provincia il proprio call center. Da ormai 25 anni la politica locale ha concentrato la propria attenzione esclusivamente sulla compensazione legata ai canoni e sovraccanoni di concessione, trascurando più o meno volutamente le opportunità legislative di un controllo diretto di questo processo industriale decisamente redditizio, tra l’altro colto da altre realtà provinciali come la nostra. Un tempo il rapporto tra produzione idroelettrica e occupazione segnava il rapporto tra queste aziende e territorio. Oggi non è più così, il mio auspicio è che momenti di incontro come quello di questa sera possano contribuire a far riaprire gli occhi, soprattutto a chi, impegnato nella gestione del bene collettivo sappia difenderne i valori, a vantaggio sempre della collettività e non di pochi.

Valter Rossi, Segretario Generale FICTEM CGIL Sondrio

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